Non si conosce il luogo d’origine della lavanda: pare l’Arabia o il Nord Africa.
Gli antichi Egizi ne utilizzavano l’olio per il processo di mummificazione impiegandola nei balsami e deponendola in urne nelle tombe dei morti.
Si narra che quando fu scoperta, la tomba di Tutankhamon profumasse ancora di lavanda.
Gli antichi Romani usavano i fiori di lavanda per profumare l’acqua del bagno (il termine lavanda deriva proprio dal latino “lavare”). Descritta da Plinio il Vecchio come una delle erbe curative più utilizzate, era amata anche per le sue proprietà rinfrescanti oltre che profumanti.
Nel XI secolo i monaci viandanti la diffusero in tutta Europa.
Durante il Medioevo con la varietà di Lavandula Stoechas si preparava un medicinale chiamato Sticadore utilizzato per curare crampi intestinali, nausea, vomito e singhiozzo.
Veniva usata per il suo profumo e per l’igiene personale ma anche come disinfettante; addirittura si strofinavano i pavimenti utilizzando la lavanda proprio come disinfettante.
Ma è durante il periodo Elisabettiano che ha inizio la larga diffusione della lavanda nel campo della profumeria con il noto profumo inglese chiamato “The Lavender”.
Le dame, in quel periodo, cucivano all’interno delle loro sottane dei sacchetti contenenti fiori di lavanda ed è forse proprio da questa usanza che ancora oggi si utilizzano i sacchetti di lavanda per profumare la biancheria e tenere lontane le tarme.
Essenza di base per la preparazione dei pot-pourri per profumare l’ambiente fin dal 1700.
Nell’Ottocento venivano usate alcune gocce di essenza di lavanda nell’acqua del bucato.
Il suo profumo rinfrescava le camere tenendo lontano germi, pidocchi e insetti di ogni genere.
Fu proprio dalla lavanda che René Maurice Gattefossé nel XX sec. con gli studi sugli oli essenziali cominciò il discorso vastissimo dell’aromaterapia moderna.
Nel suo libro “Aromathérapie” (1937) egli narra come durante uno dei suoi esperimenti si ustionò gravemente una mano. Sapendo che in medicina la lavanda veniva utilizzata per lenire le scottature e le infiammazioni, immerse immediatamente la mano in un recipiente contenente olio di lavanda che si trovava sul suo banco di lavoro. Impressionato dal risultato cominciò lo studio e l’analisi di altre piante officinali cercando di scoprirne le certe proprietà terapeutiche.
La spiga era considerata un amuleto contro le disgrazie ed i demoni e come talismano per portare prosperità e fecondità.
Le spose irlandesi infatti il giorno del matrimonio si mettevano un sacchettino di lavanda essiccata nella giarrettiera come porta fortuna.
La leggenda narra che i guantai di Grasse, in Provenza, usando l’olio di lavanda per profumare i pellami, divennero immuni dalla peste.
La lavanda divenne anche la pianta degli innamorati che si scambiavano mazzolini in segno d’affetto.
Poi iniziò a essere utilizzata come coadiuvante nella cura di diverse malattie e per aromatizzare i cibi.